Nell'ultima lezione abbiamo parlato degli altri due miti legati al flauto: quello di Athena e quello di Apollo e Marsia.
In questa nuova parte del blog inserirò la sintesi delle due vicende: già erano state presentate in classe, ma colgo l'occasione per scriverle affinchè possano essere chiare a tutti!
ATHENA
Athena, figlia di Zeus, nasce dalla testa del dio. Esce come un'idea meravigliosa, un progetto che vuole realizzarsi.
Porta già l’ elmo, l'asta e lo scudo e si presenta adulta al padre, pronta a per aiutarlo, sia con le armi, sia con la saggezza che le é propria.Nonostante i mezzi da guerriera, Athena é soprattutto la dea della sapienza, della vita tranquilla e operosa, la protettrice dell'intelligenza, della scienza e di tutte le arti.
Tale breve premessa è importante per capire la figura di Athena e a questo punto interessante è comprendere cosa possa collegare la giovane donna al flauto.
Athena voleva trovare uno strumento che imitasse il sibilo e il suono lamentoso del vento quando precede l'uragano; prese l'osso cavo di un cervo lo forò con una serie di buchi: soffiando dalla canna, otturando ora un buco ora l'altro, la dea ottenne ciò che voleva.
Un giorno, mentre suonava al cospetto degli altri dèi, si accorse che Afrodite ed Hera sorridevano maliziosamente e, pensando fosse per la sua invenzione, si offese.
In realtà le due dee ridevano perché per soffiare nel flauto, ad Athena le si gonfiano le gote. Molto innervosita, la giovane lasciò l'Olimpo e raggiunse un ruscello dove, stanca, si rimise a suonare lo strumento sulla riva.
Specchiandosi nell'acqua ed osservando la posizione della bocca e la forma del suo visivo mentre era intenta a soffiare nel flauto, capì il motivo delle risate, decise di non suonare più lo strumento e di liberarsene gettandolo nei pressi del corso d’acqua.
Porta già l’ elmo, l'asta e lo scudo e si presenta adulta al padre, pronta a per aiutarlo, sia con le armi, sia con la saggezza che le é propria.Nonostante i mezzi da guerriera, Athena é soprattutto la dea della sapienza, della vita tranquilla e operosa, la protettrice dell'intelligenza, della scienza e di tutte le arti.
Tale breve premessa è importante per capire la figura di Athena e a questo punto interessante è comprendere cosa possa collegare la giovane donna al flauto.
Athena voleva trovare uno strumento che imitasse il sibilo e il suono lamentoso del vento quando precede l'uragano; prese l'osso cavo di un cervo lo forò con una serie di buchi: soffiando dalla canna, otturando ora un buco ora l'altro, la dea ottenne ciò che voleva.
Un giorno, mentre suonava al cospetto degli altri dèi, si accorse che Afrodite ed Hera sorridevano maliziosamente e, pensando fosse per la sua invenzione, si offese.
In realtà le due dee ridevano perché per soffiare nel flauto, ad Athena le si gonfiano le gote. Molto innervosita, la giovane lasciò l'Olimpo e raggiunse un ruscello dove, stanca, si rimise a suonare lo strumento sulla riva.
Specchiandosi nell'acqua ed osservando la posizione della bocca e la forma del suo visivo mentre era intenta a soffiare nel flauto, capì il motivo delle risate, decise di non suonare più lo strumento e di liberarsene gettandolo nei pressi del corso d’acqua.
APOLLO E MARSIA
Secondo i miti greci e romani Marsia era un satiro, specie di genio delle acque, dei monti e delle selve. Marsia mentre si trovava a passeggiare lungo le rive di un corso d’acqua, vide un flauto, proprio quello abbandonato da Athena.
Egli lo raccolse e divenne un bravissimo suonatore, famoso tra i seguaci della dea Cibele e tra la gente dei campi, tanto che correva voce che nemmeno Apollo sapesse fare della musica altrettanto bella.
Apollo non accettava che il suo primato come dio della musica fosse in dubbio e sfidò Marsia ad un confronto: Marsia avrebbe suonato il flauto, Apollo la lira, mentre le Muse avrebbero scelto il vincitore. Le Muse decretarono un pareggio tra i due sfidanti.
Apollo non soddisfatto pretese che gli sfidanti dovessero cantare e suonare allo stesso tempo, cosa ovviamente impossibile con il flauto. Il dio vinse così la sfida e punì Marsia per la sua superbia facendolo scorticare da uno schiavo della Scizia.
Secondo un’altra versione della leggenda il dio Apollo pur di garantirsi la vittoria capovolse la sua lira e pretese che altrettanto facesse Marsia col suo flauto. Apollo non poteva permettersi di perdere e punì severamente Marsia per la sua superbia.
Egli lo raccolse e divenne un bravissimo suonatore, famoso tra i seguaci della dea Cibele e tra la gente dei campi, tanto che correva voce che nemmeno Apollo sapesse fare della musica altrettanto bella.
Apollo non accettava che il suo primato come dio della musica fosse in dubbio e sfidò Marsia ad un confronto: Marsia avrebbe suonato il flauto, Apollo la lira, mentre le Muse avrebbero scelto il vincitore. Le Muse decretarono un pareggio tra i due sfidanti.
Apollo non soddisfatto pretese che gli sfidanti dovessero cantare e suonare allo stesso tempo, cosa ovviamente impossibile con il flauto. Il dio vinse così la sfida e punì Marsia per la sua superbia facendolo scorticare da uno schiavo della Scizia.
Secondo un’altra versione della leggenda il dio Apollo pur di garantirsi la vittoria capovolse la sua lira e pretese che altrettanto facesse Marsia col suo flauto. Apollo non poteva permettersi di perdere e punì severamente Marsia per la sua superbia.